mercoledì 27 febbraio 2013

Che emozione girare nell'acquedotto del Serino, nel Tunnel Borbonico, nell'ex Lanificio...



Il tempo è un elemento imprescindibile quando si realizza un film. Tutto ciò che avviene davanti e dietro la macchina da presa gira attorno allo scorrere inesorabile dei minuti. Eppure non per tutti è lo stesso. Anzi, sembra che esistano addirittura differenti fusi orari. Se da una parte c’è chi sente perennemente in ritardo, accanito sostenitore del motto “il tempo è denaro”, dall’altra, invece, c’è chi necessita di maggior calma per dare spazio alla propria espressione artistica. Se poi ci si mettono location tanto suggestive quanto complicate, la forbice che divide le due parti si allarga a dismisura provocando inevitabili tensioni.

La quarta settimana di riprese di Take Five è iniziata e si è conclusa con una strana maledizione che sembrava non voler abbandonare il set. Spesso, dopo aver preparato la scena e le brevi prove degli attori guidati da Guido Lombardi, alla chiamata di “motore” del primo ciak saltava la corrente elettrica. Soltanto all’inizio, poi filava tutto liscio. Eppure le difficoltà per girare sono state molte, quasi tutte legate ai luoghi in cui si girava. Andiamo con ordine. 

Le riprese iniziano lunedì negli enormi serbatoi in tufo, con volte alte oltre i dieci metri, nell’acquedotto del Serino. Uno spettacolo da mozzare il fiato. Però, per quanto sia un luogo quasi fiabesco, scendere in posti simili vuol dire trasportare cavi e attrezzature per decine e decine di metri in pantani d’acqua. Fortunatamente per girare la scena Gaetano Di Vaio è stato adeguatamente vestito dallo staff del reparto costumi.

Gaetano Di Vaio nell'acquedotto del Serino

Lo stesso è accaduto mercoledì, quando ci si è spostati nel tunnel borbonico. Camminando lungo strette gallerie, tra scheletri d’auto e di moto antiche, resti di statue passate, la troupe si è spinta sempre di più nel sottosuolo ma lo spettacolo ne ripagava appieno la sopportazione. Non appena raggiungo il set, noto che lo strumento più utilizzato è un piccolo phon celeste. Uno di quelli per asciugare i capelli. Solo che questa volta il getto caldo è diretto sulle lenti degli obiettivi della camera, costantemente appannati dall’umidità che gocciola dalle volte in pietra. È l’assistente alla fotografia Salvatore Landi che, diligentemente piegato sulle ginocchia in un angolo di una piccola grotta, asciuga con pazienza obiettivo per obiettivo. Ma, oltre il rumore del phon, il set sembra insolitamente silenzioso. Niente istruzioni di Guido Lombardi o del suo aiuto Sergio Panariello. Mi sporgo poco avanti infilandomi in un passaggio stretto e buio. Urto qualcuno che mi proietta il fascio di luce di una torcia in faccia. Sono Salvatore Ruocco con Sasà Striano, entrambi eccitati dall’idea di girare in un luogo simile. Continuo a camminare ed ecco che trovo gli altri in un cunicolo, dove non si riesce nemmeno a stare in piedi. Ci sono Guido e l’operatore Luigi Scotto. Poco più avanti, in fondo al tunnel, Gaetano Di Vaio con una piccola piccozza in mano sembra incastrato. È preceduto da Peppe Lanzetta e Carmine Paternoster, sdraiati sulla terra fredda e bagnata del cunicolo. 

Nel tunnel borbonico
 
Altra terra c’è stata anche martedì, quando si è girato in un anfratto dell’ex Lanificio vicino Porta Capuana. Ma qui, più che un problema di umidità o profondità, si è dovuto fare i conti con una signora amante della musica napoletana a tal punto che dalla sua casa, posizionata vicino al luogo delle riprese, lo stereo acceso a tutto volume generava un effetto “concerto”. Per fortuna, una volta informata delle riprese in atto, ha avuto la gentilezza di abbassare, per buona pace delle orecchie del fonico Daniele Maraniello.

Sasà Striano nel Lanificio


Carmine Paternoster nel Lanificio


















Dopo tanto sprofondare nell’entroterra napoletano, la settimana si è chiusa all’interno del caveau della banca magistralmente ricostruito dal reparto di scenografia all’interno di Piazza Telematica, a Scampia.  

Peppe Lanzetta, Salvatore Ruocco, Guido Lombardi e Gaetano Di Vaio nel caveau della banca

Ma la sicurezza degli interni è durata soltanto un paio di giorni. Lunedì, infatti, si è ricominciato con gli esterni, nella galleria Principe dove si sviluppa una delle scene più intense ed emozionanti del film. Uno di quei momenti che ti attaccano alla poltrona facendo dilatare il tempo. 
(Giorgio Caruso, con le foto di Tiziana Mastropasqua)

Salvatore Ruocco nella galleria Principe

venerdì 22 febbraio 2013

Interviste dietro le quinte: Raffaello Durso, ispettore di produzione



Continua l’appuntamento con le “Interviste dietro le Quinte”, oggi con il secondo ispettore di produzione Raffaello Durso, che ci racconta la sua storia e il rapporto con i nostri Five fuori dal set!



Raffaello, qual è il tuo ruolo specifico nella produzione di questo film?

Mi occupo del reparto logistico. In questo ambito ti devi preoccupare di tutto: dalle cose più piccole – come ad esempio che ogni persona possa bere e mangiare sul set in tranquillità e che trovi sempre ciò di cui ha bisogno – a cose anche più importanti, come per esempio l’accertarsi che il set dove andremo a girare sia idoneo e pulito.

E qual è stato il punto di partenza che ti ha potato a questo lavoro?

Io sono prestato alla produzione. Io sono un jolly, il direttore di produzione di questo film è solito chiamarmi così. Ho cominciato facendo il cameraman, e l’ho fatto anche a Roma. Poi ho fatto la regia di qualche corto, spot pubblicitari, videoclip. Ho cominciato a fare l'assistente di regia a Napoli, e poi produzione. Ho fatto anche il direttore della fotografia con i Jackal (n.d.r. la fortunata casa di produzione che ha lanciato la web serie Lost in Google) per un lavoro che uscirà in Rai.

E come sei arrivato a lavorare per Take Five? Come hai conosciuto Guido Lombardi?

Ho lavorato in produzione per il precedente film di Guido, Là-Bas, ed anche per il cortometraggio che ha fatto ancora prima, Vomero Travel. Quindi ci conosciamo da un po’ di tempo!

Lavorando dietro le quinte forse ci puoi dire qualcosa in più sul carattere degli attori

Prima di cominciare il film ho letto la sceneggiatura, e mi sono reso conto di quanto Guido sia stato bravo a prendere cinque caratteri - dei cinque protagonisti – ed a inserirli nella storia non snaturandoli. È molto difficile per me vedere qualcosa in loro di diverso tra la finzione e il dietro le quinte, perché il loro reale carattere è un prolungamento di quello che si vede dall’altro lato della cinepresa.

Quindi credi che gli attori abbiano molto in comune con i personaggi che interpretano?

È diverso, perché Guido ha scritto i personaggi calzandoli proprio sulle loro personalità reali, non è il contrario. Forse per Carmine Paternoster è un po’ diversa la questione perché in scena è timido, pauroso e molto circospetto, mentre nella vita non lo è così tanto.

Quindi credi che lui sia quello che si discosta di più negli atteggiamenti tra il set e il dietro le quinte?

Forse lui è l’unico che è stato scelto anche perché aveva il physique du role. Nella vita reale è sicuramente meno timido. C’è da dire, però, che nella sceneggiatura i personaggi sono tutti vagamente “malvagi”, e questo sicuramente non è un dato che appartiene al carattere degli attori. Le loro sfumature caratteriali sono valorizzate dal ruolo, poi la bontà o cattiveria del personaggio stanno alla sceneggiatura. 

(Intervista a cura di GianPaolo Improta)

lunedì 18 febbraio 2013

Dice che era un bel set e veniva, veniva dal mare... Nuova puntata del backstage con tutta la troupe al lavoro. E Peppe Lanzetta talks…



Ecco due nuovi video dal backstage di Roberta Serretiello.   
Ci troviamo in un rimessaggio barche, posto scelto da Peppe Lanzetta/Sciomen come luogo di esilio e pensione dopo una vita di furti e rapine. Ed è proprio all’interno di una delle imbarcazioni, tra pescatori al lavoro, che Gaetano Di Vaio deve andare a trovarlo.
La location è la suggestiva spiaggia di Largo Sermoneta, situata tra il lungomare di via Caracciolo e via Posillipo, alle spalle della monumentale fontana del Sebeto.
Buona visione!


sabato 16 febbraio 2013

FILM TV si legge anche sul set!

Peppe Lanzetta, Salvatore Striano e Carmine Paternoster leggono il servizio d'autore (Alberto Castellano) che FILM TV, il settimanale del cinema e dello spettacolo, dedica a Take Five . 







venerdì 15 febbraio 2013

Interviste dietro le quinte: Alfonso Santoro, ispettore di produzione



Comincia la rubrica “Interviste Dietro le Quinte”, dove racconteremo la troupe e tutti gli addetti ai lavori del film Take Five. Questa settimana, con noi, c’è Alfonso Santoro - ispettore di produzione - che ci racconta la vita del film vista dal lato opposto, quello di chi lavora, ma non compare.



Alfonso qual è il tuo ruolo in questo progetto?

Sono Ispettore di Produzione, insieme a Raffaello Durso e Emanuele Donadio. Siamo da poco entrati nella terza settimana di lavoro, e sembra proprio che stiamo girando dell’ottimo materiale.

Sei contento di come sta venendo il film…

Il cast degli attori è spettacolare, perché sono tutti personaggi bene assortiti, ognuno con caratteristiche diverse. Il plot è molto originale, grazie a Gaetano Di Vaio – perché il soggetto è anche suo. Chi ha già visto un premontato ha detto che sta venendo fuori proprio un ottimo lavoro, ma i sacrifici sono tanti.

E allora qual è la molla che ti spinge a continuare?

Io credo sinceramente che se negli anni lavori bene e con impegno, senza calpestare i piedi a nessuno, ma mantenendo la tua passione e dimostrando a tutti la tua volontà, le persone si accorgono di te e ti tengono in considerazione. Questo, però, è un lavoro che si fa soprattutto per passione.

Passione per il mondo del cinema?

In realtà la cosa interessante è il dinamismo con cui uno deve affrontare la giornata. Girare in location particolari – specialmente in esterno – è sempre una grande incognita. Ogni giorno ti devi confrontare con una realtà difficile e differenti problemi da risolvere. La passione, forse, nasce proprio da questo.

E a cosa si rinuncia per questa passione?

Sicuramente c’è un distacco quasi totale con la propria vita privata e degli affetti. Non si possono avere orari né impegni al di fuori del set. Però se incontri persone che la pensano come te e che hanno la tua stessa passione, puoi creare un bel gruppo unito, come lo siamo noi.

Ti trovi bene con i tuoi colleghi?

Questo è il primo film che faccio con questo gruppo, ma noi ci troviamo molto bene. Prima lavoravo con altre persone, perché per molti anni ho fatto la serie “La Squadra”.

È stato quello il lavoro con cui sei entrato nel mondo della produzione? In realtà sono 25 anni che faccio questo lavoro. Ho iniziato facendo la comparsa, ma mi è sempre piaciuto il mondo dello spettacolo: per esempio da bambino organizzavo anche le recite a scuola. Però l’attore si può fare solo se hai determinate caratteristiche, che io non ho. Volevo comunque restare in questo mondo, e dopo anni ho capito quale potesse essere il posto in cui avrei reso meglio.

Cosa speri per questo film?

Mi auguro esca fuori un ottimo prodotto per poter godere tutti insieme dei meriti e delle soddisfazioni di questo film.

(Intervista a cura di GianPaolo Improta)