mercoledì 27 marzo 2013

Interviste dietro le quinte: Daniele Maraniello, fonico


Con la sua solita schiettezza, ecco l’intervista al fonico Daniele Maraniello sulla sua avventura sul set di Take Five.


Quali sono stati i momenti di maggiore stress, durante il corso delle riprese?

Sicuramente quando abbiamo girato all’esterno del tombino a via Argine, durante gli ultimi giorni di riprese. Il problema, almeno per l’audio, è che avevamo a cinque metri di distanza una strada ad altissimo scorrimento e quindi traffico. Anche le  location complicate, come le fogne o il tunnel borbonico, non sono state semplici. Però è stata solo una questione iniziale. Una volta capito come organizzarci tutto è filato liscio.

C’è qualche scena cui sei legato maggiormente?

Quella dell’incontro clandestino di boxe con Ruocco, Di Vaio e Striano. Un piano sequenza fatto 36 volte dove ogni volta è stato aggiustato qualcosina finché non è stata battezzata la scena più bella. L’unico dramma riguarda quella che a mio avviso sembrava la migliore, dove ho avuto un piccolo problema ambientale per il suono perché è passata un’ambulanza a sirene spiegate. Però, con le urla delle comparse, ci sono ottime possibilità di recuperarla. Ma, ad ogni modo, dal punto di vista corale resta una scena brillante, dove tutti sono riusciti ad avere il massimo da quello che potevano avere in quel momento. Non dimentichiamolo mai, il cinema è un opera corale.

Come ti sei trovato a lavorare con la troupe? 

Sono giovani di grandi speranze. Un po’ indisciplinati, ma con tanta voglia di fare. In alcuni casi ho dovuto essere il poliziotto cattivo, ma solo per gestire sul set situazione non proprio facili.

Com'era il tuo rapporto con gli attori?

Un po’ difficoltoso, perché qualcuno è un semiprofessionista e tutti avevano ruoli e scene complicate, spesso di lunga durata. Abbiamo dovuto comprendere come riuscire a far funzionare bene tutto, anche tecnicamente. E’ stato complicato però ci siamo adattati anche noi e il risultato è stato buono.

E con il regista?

È
stato ottimo. Guido è una persona molto attenta. Sicuramente ha una visione d’insieme del film. Ci sono stati momenti in cui lui è venuto incontro all’audio e viceversa.  Però poi ha sempre ragione il regista perché lui sa qual è il momento fondamentale.  È una persona attenta a tutti i reparti e, dove ha potuto, ha cercato di accontentare le esigenze dell’audio.

Avevate mai lavorato insieme?

No, è stato un battesimo. Però è stato un battesimo di fuoco, anche perché questo film ha un peso differente.
È come se fosse una seconda volta un’opera prima perché Guido ha dovuto adattarsi alle regole più rigide da set.

C’è qualche episodio del dietro le quinte che vuoi raccontarci?

La sensibilità dell’attrezzista di scena, Alessandro Marangolo, che ad un certo punto ha messo una piantina con un fiore sopra il mio carrello dicendo che doveva avere un po’ più di colore.

Come sei arrivato a lavorare nel cinema?

Passando attraverso la musica. Poi per caso feci un cortometraggio a Napoli come assistente alla regia. Era in costume ed ebbi la fortuna di coordinare trucco, parrucco, gli attori. Mi innamorai del set. Un vero e proprio colpo di fulmine. Lasciai la musica, dove ero anche ben inserito, e piombai di corsa a Roma facendo una meravigliosa gavetta.  

Hai consigli per chi vorrebbe intraprendere questa carriera?

Nonostante il momento sia difficilissimo e complicatissimo, perché quello che davano un tempo adesso non lo daranno più, bisogna caricarsi di volontà e umilità e con queste due forze mettersi sotto la guida esperta di un grande professionista e apprendere quanto più possibile. Mettere in pratica facendo da volontario a persone di grande esperienza perché questo lavoro è tecnico/artigaile e creativo.
È un passaggio molto importante, ma purtroppo sta sparendo perché i neofiti si spacciano per esperti senza avere le giuste conoscenze e quindi rischiamo di perdere un mestiere. 

(Intervista a cura di Giorgio Caruso, foto di Tiziana Mastropasqua) 

3 commenti:

  1. altro bel punto di vista di un lavoratore dietro le quinte: resisti! dario

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  2. dove, con chi hai fatto la gavetta romana ? Hai indirizzi, consigli da dare?
    grazie, gianluca

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  3. grazie dario! nei momenti di crisi la cultura sembra essere la prima a soffrirne.. ma invece è proprio dalla stessa che bisogna ripartire riemergere. c'è tanta gente come me che tiene duro in italia sperando che tutta la nostra passione possa far progredire la cultura stessa.. ma la primavera tarda ad arrivare...

    ciao gianluca, beh ognuno ha avuto un percorso diverso.. ma i noleggi solitamente sono un buon inizio per conoscere i "ferri del mestiere" e le maestranze.. poi sta a te crearti l'opportunità per iniziare come volontario sotto le direzioni di un professionista.. anche solo un film può darti più insegnamenti di tante scuole, ma ciò vuol dire anche che una scolarizzazione della materia in questione, quindi avere una conoscenza base sull'argomento, ti porti ad apprendere con più rapidità gli insegnamenti ricevuti dal professionista stesso. buona fortuna e grazie

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